giovedì 16 gennaio 2020

Valigie come treni, rumorose e disordinate sui binari della confusione: una, due, tre per ogni uomo.
Partenze e arrivi, orari da far quadrare, di corsa e di passo, preoccupati e rilassati, tutti persi nell'interfono imposto dalla regia di un musical al coperto che batte il tempo ad ogni scena.
Sono appoggiato a un muro, è gelido come il marmo che lo ricopre; le mie mani incrociate dietro la schiena e i miei occhi socchiusi a osservare l'apocalisse di chi viene o se ne va.
Uno zombie mi chiede qualche spicciolo per comprare medicine, un uomo d'affari urla strategie economiche con gli auricolari bianchi del suo iPhone nelle orecchie, una bella ragazza mi passa davanti e mi regala un sorriso disarmante.
Quante piante a cui dare acqua si muovono davanti a me, tutte di forme diverse e vogliose di regalare frutti saporiti al mondo.
Se solo si riuscisse a non rimanere indifferenti gli uni agli altri, provando a silenziare la fisicità a favore del pensiero.
Da socchiusi a chiusi; dentro quel frullato di cellule i miei occhi diventano i fari spenti di ciò che sto immaginando.
La visibilità è consona alle emozioni, sufficiente per aiutarmi a concludere che ogni pensiero è un'anima priva di corpo, un'idea che accompagna, un soffio che aleggia.
Il pensiero è un errore da farsi perdonare, una rata da pagare, un ricordo che fa male.
Il pensiero è un impegno da rispettare, un lavoro da eseguire, una gara da portare a casa.
Il pensiero è una canzone da cantare o un quadro da dipingere, un anziano da accudire o un figlio da crescere, un foglio da strappare o un libro da scrivere.
Il pensiero è sognare ad occhi chiusi dentro una stazione ferroviaria nonostante il mondo ti corre davanti, sazio della consapevolezza che tutto ciò che ti gira intorno, lento o veloce che sia, è silenziosamente custodito in ogni mente distratta, sotto ogni cappello colorato, dietro ogni apparente espressione di felicità.
Ma che ci faccio io qui, e come mai la mia condizione di pendolare non prevede un copione da recitare per quel regista, al contrario di tutti questi attori che sanno perfettamente come muoversi?
Brutta storia quella di pensare troppo; si rischia di perdere i treni più importanti per ritrovarsi seduti sopra una panchina ad aspettare che il tempo decreti i ritardi della propria esistenza.
Per fortuna ci sono le sorprese a ricordarci che cosa ci stiamo a fare in questo mondo.
- Buonasera...
- Ma ciao, sei già arrivata? Il tabellone non ha indicato il binario prescelto per il tuo treno.
- Non importa, adesso sono qui.
È da dieci minuti che ti osservo e penso che anche se quel binario fosse stato segnalato, tu non lo avresti visto perché avevi gli occhi chiusi.
- Hai ragione, perdonami: ero sovrappensiero.
- Tanto per cambiare: non mi abbracci?




meraklidikos@gmail.com                                           

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