venerdì 31 dicembre 2021

Quando tutto è oramai pronto per intraprendere un nuovo viaggio, la cosa più importante da fare, prima di ogni altra, è quella di garantire al serbatoio delle nostre passioni quanto più carburante possibile.
Le soluzioni adottabili sono tre: posizionare il selettore della benzina sulla lettera A (aperta) oppure sulla lettera R (riserva).
Nel primo caso non si corre alcun rischio di rimanere a piedi, ma nel secondo decisamente qualcuno in più.
Di certo se si decidesse di lasciarlo sulla C (chiusa), si resterebbe fermi ed immobili per sempre, stanchi per le pedalate date a vuoto alla ricerca di quel sound atteso che purtroppo non arriverebbe mai a risollevarci.
Allora felice ripartenza a tutti i collezionisti di emozioni come me, ai nostri motori sempre fumanti al 2% nonostante i tagliandi regolari e alle nostre carrozzerie rigorosamente a lucido ma sempre più ricche di ammaccature.
Che questo nuovo viaggio porti restauri innovativi meritevoli di targhe oro da avvitare sui nostri telai, opere d'arte da lasciare esposte al mondo intero negli anni che verranno.
Che quest'annata firmata 2022 sia A (aperta) per tutti.




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mercoledì 29 dicembre 2021

Il tempo corre troppo veloce, sfugge via come una metropolitana in partenza dopo aver chiuso le sue porte scorrevoli.
Nonostante ci trasporti verso le stazioni in cui abbiamo deciso di scendere, non riusciamo più a stargli dietro.
Rimaniamo silenziosi al buio delle luci soffuse dei suoi vagoni.
Per non rischiare di cadere, tutti abbracciamo quei gelidi tubi d'acciaio saldati apposta tra i labirinti delle sedute, con gli sguardi incuriositi dalle mosse imprevedibili che potrebbero fare i nostri compagni di viaggio.
Difficilmente ci accomodiamo per leggere un libro; siamo più bravi a tenere gli occhi rivolti verso il cielo per seguire percorsi che spesso non conosciamo.
Decidiamo dove scendere e dove risalire in funzione dei nostri interessi, mentre tutto continua a viaggiare senza la possibilità di tornare indietro.
Siamo fatti per vivere di luce naturale, eppure rimaniamo per troppo tempo sottoterra spaventati da quello che potrebbe capitare alla luce del sole.
La linea rossa di questo 2021 però sta per portarci al capolinea.
Per un anno intero abbiamo viaggiato insieme a sconosciuti e familiari, uomini e donne in cerca di equilibrio, tutti stanchi ed esasperati da regole imposte per una pandemia infinita che a tratti ha violentato le nostre menti e spesso ucciso i nostri corpi.
Tra qualche ora saremo obbligati ad abbandonare la metro.
Cercheremo le scale mobili che tutti affolleranno per sperare di guadagnarsi un po' di luce e ricominceremo a vivere lontano dalle voci tenebre di un interfono che per troppo tempo ha imposto cosa fare e dove andare.
E allora che sia un anno senza guerre, un anno da ricordare per la pace fatta tra i popoli che da decenni si ammazzano per nulla.
Che sia un anno privo di femminicidi, un anno che non porti più volti sfigurati ma immagini di bellezza da gustare.
Che sia un anno senza suicidi, un anno in cui nessuno rinunci alla bellezza della vita nonostante le tante difficoltà da affrontare per amarla.
Che sia un anno senza dolore, un anno privo di sofferenza e stracolmo di sorrisi condivisi e non nascosti da fetide mascherine.
Che sia un anno senza metropolitane, un anno di scarpinate in montagna e tuffi al mare, un anno da ricordare per chi nasce e non per chi muore.
Che sia un anno migliore di quello trascorso, un anno per cui sia valsa veramente la pena di vivere e non di morire.
Che i nostri figli siano i benvenuti a bordo del Boeing 2022.
Possano volare sereni e felici, gustandosi il panorama sottostante.




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martedì 28 dicembre 2021

Ogni volta che vi osservo, ripercorro strade e viaggi fatti insieme a voi, col cuore e con la mente.
Un romanzo bellissimo scritto e un altro inaspettato da scrivere.
La presentazione del primo libro e il desiderio di volerne presentare degli altri.
Le mail che ti inviavo a cui non davi risposte e i messaggi con WhatsApp che continuavano a risultare mai letti.
Segreti e paure, coraggio e sfrontatezza, impegno e ottimismo.
La mia casa, che ieri era anche un pò la tua.
La tua casa, che oggi è anche un pò la mia.
Infine le mie ali, sia ieri che oggi protette e accarezzate da entrambi.
I nostri sogni e i nostri risvegli, i nostri tramonti e le nostre albe, le nostre partenze e i nostri ritorni.
Infine lui, Lorenzo, la risposta a tutto quello a cui non sapevamo rispondere.
Ogni vita merita di essere immortalata dentro una storia, magari una favola sfogliata prima e raccontata dopo dentro un libro colorato da tante belle sorprese inaspettate.
Grazie per il dono che hai deciso di aggiungere alla nostra splendida libreria, oggi più che mai meravigliosamente illuminata alla fine di un anno pazzesco: al suo interno non v'era romanzo più bello.
Lo custodirò per sempre vicino a suoi fratelli più antichi.




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mercoledì 22 dicembre 2021

In questi giorni c'è chi compra regali e chi aspetta di riceverli, chi chiede il permesso di entrare e chi si allontana salutando, chi prepara già da mangiare e chi non vede l'ora che tutto passi in fretta.
In questi giorni c'è chi piange un amore volato in cielo, chi prega per incontrarne uno in terra e chi tra il cielo e la terra si impegna a custodire gelosamente quello che ha già trovato.
In questi giorni c'è chi scalda, chi suona e chi dona; chi cerca, chi è arrivato e chi si perde; chi culla, chi veglia e chi dorme.
In questi giorni ogni cosa diventa presepe, un villaggio silenzioso illuminato da luci soffuse e melodie dolci che invitano a dimenticare chiusure forzate e richiami vaccinali, complotti assurdi e sondaggi pilotati, obblighi improponibili e boicottaggi filosofici.
In questi giorni ci sono uomini mascherati che gioiscono, donne malmenate che soffrono e figli sfortunati che osservano.
In questi giorni Erode e i centurioni sono alla ricerca di chi è colpevole e i re magi coi pastorelli di chi è innocente.
Nel frattempo un papà e una mamma non ci hanno capito niente.
Nel frattempo la stella cometa s'illumina per tutti e il bue e l'asinello continuano a respirare.
In questi giorni ogni cuore dovrebbe aprirsi un po' di più, correre il rischio di esplodere per sempre a patto che almeno una volta incameri quegli attimi d'aria pulita che solo in Natale riesce a inalare.
In questi giorni di sono i folli e i prudenti, gli scettici e i convinti, i babbi e le befane.
In questi giorni ci siamo noi, la mamma e i tuoi fratelli, i nonni e gli zii lontani, le cuginette e il loro desiderio di abbracciarti presto.
In questi giorni c'è chi ama e chi si lascia amare, e nulla vale più di tutto questo.




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lunedì 20 dicembre 2021

Ricordo che ogni volta che vi chiedevo di mettervi in posa per scattare una foto, imprecavate ogni cosa nel vostro dialetto pugliese.
Eppure dovreste ringraziarmi se oggi possiamo godere di certi ricordi.
HELIOS: per aspera ad astra, attraverso le asperità, sino alle stelle.
Questo era il motto che avevamo scelto per il nostro 34° corso Allievi Agenti Ausiliari della Polizia di Stato.
Marzo/Luglio 1993.
Leccesi, brindisini e tarantini contro pochi calabresi e due soli lucani, io e Maurizio.
Giocavate in casa, in una Taranto afosa e inquinata che per quattro mesi ci ha visto marciare insieme agli ordini del tenente Vernile.
Gli appartenenti al 1° plotone obbedivamo alle disposizioni del capo aula Coriolano.
Quelli del 2° al capo aula Marturano.
Quanto lavoro per i nostri due ingegneri laureandi in cerca di pace.
Quei mesi ci hanno trasformato da allievi in colleghi, da colleghi in amici e da amici in padri e mariti di famiglie bellissime, illuminati dall'amore dei nostri amori passati e presenti ed emozionati dai sorrisi dei nostri figli.
La Caserma "Andrea Doria" di Corso Italia 156 era la nostra casa, la nostra mensa, il nostro dormitorio.
Varcata la soglia di quel corpo di guardia vigilato mattina e pomeriggio dal grande Bove, dove gli ordini di servizio erano quotidianamente esposti dalla segreteria dei "mottolesi", tutto diventava familiare.
Il caporale di giornata che controllava ingressi e uscite sospette, la Polizia Stradale sulla destra che Fabio sognava perché ci lavorava suo fratello e il magazzino VECA in fondo al cortile dove lo zio di Nilo prima ti faceva firmare la tessera al SIULP, e poi ti consegnava gli anfibi e il cinturone.
Ricordo che il mio fu costretto a modificarlo con un taglierino eliminandone un pezzo di almeno 10 cm perché era troppo lungo per la mia 42.
Aggiunse con una pinza fustellatrice i buchi che mancavano e col suo dialetto calabrese stretto mi invitò a mangiare di più.
Il lavaggio automatico per le automobili private e di servizio sempre in funzione, le officine del Reparto Mobile sempre piene di mezzi in riparazione e la grigia Alfa 75 Indy del colonnello Dellinoci sempre luccicante ed inavvicinabile.
I testacoda operativi di Varallo, le esercitazioni in bianco con le pistole scariche di Bontempi e i kimono sporchi per le capriole di De Ronzi.
Poi c'eravamo noi, con le nostre risate all'alzabandiera, le nostre pennichelle sui banchi in aula ed i nostri contrappellii impauriti dalla visita del veterinario Nesta, istruttore folle ma di gran cuore.
Quanti bei ricordi.
Tra i più belli le uscite con Sabino a bordo della Campagnola a benzina per fare scuola guida: consumava più di una Ferrari.
Non dimenticherò mai quando all'ultimo momento, il giorno del giuramento, i responsabili della scuola decisero di mettere me e Nilo immobili e impalati con l'M/12 in mano vicino ai VTC (veicoli da trasporto corazzato).
Non ci fecero marciare perché a loro modo di vedere io ero troppo magro e lui era troppo grasso.
Gianluca si fece un sacco di risate nel vederci lì come due manichini vestiti da poliziotti col mitra in mano.
Eravamo tutti poco più che ventenni, sbarbatelli incoscienti ma poliziotti consapevoli che da li a poco ci saremmo ritrovati ovunque in giro per l'Italia con una pistola in fondina e un berretto in testa a trasformare le nostre esistenze.
Sacrifici e lacrime lontane da ogni casa natia per l'amore di una mamma che ancora oggi amiamo nonostante tutto alla follia: la Polizia di Stato.
Milano e Torino, Napoli e Firenze, Bologna e Reggio Calabria: gli agenti del 34° corso A.A.A. HELIOS furono assegnati su tutto il territorio nazionale.
Ci ritrovammo a indossare uniformi diverse.
Dalla tuta verde oliva della DORIA, a quella da Ordine Pubblico del Reparto Mobile.
A qualcuno capitò l'ordinaria di qualche Questura e ad altri ancora gli anfibi alti della Polizia Stradale.
Sandro caro: oggi ci hai fatto piangere tutti.
Eri uno di noi, l'unico capace di ridere sempre, il solo a non incazzarsi mai, il più simpatico e gioviale, il più disponibile e sempre presente.
Chirilli, il grillo, l'amico di tutti, un collega di cui potersi fidare.
La brutta notizia scritta da Cosimo nel nostro gruppo WhatsApp: "Ragazzi: Sandro non c'è più!".
Ho saputo solo stamattina della tua malattia, del tuo calvario, di tutte le sofferenze che hai affrontato per provare a sconfiggere questo brutto cancro che ti ha consumato piano piano il cervello.
Troppo presto per privare i tuoi ragazzi e tua moglie dei tuoi sorrisi; troppo presto per lasciare tutti noi senza parole e con gli occhi lucidi inquadrati sugli attenti davanti allo spaccio-bar in attesa di entrare in mensa.
Troppo presto per abbandonare mamma Polizia e tutto ciò che le hai donato per volare in cielo e non tornare mai più.
Sandro caro.
Penso che nessuno di noi riuscirà mai a dimenticarti, né ad immaginarti lontano ed irraggiungibile.
Rimarrai a scherzare con noi nei corridoi delle camerate, in pizzeria per la meritata libera uscita e sui campi di calcetto a spaccarci di scivolate da cartellino rosso.
Ci hai lasciato nel corpo ma non riuscirai ad andartene con l'anima, perché il tuo sorriso ce lo siamo tatuati tutti nel cuore, insieme a quel "per aspera ad astra" che mai come oggi torna in auge per ricordarci che attraverso le asperità si raggiungono le stelle.
Aspettaci lassù, tra le luci di Natale che ti sei guadagnato a suon di risate, sotto un albero illuminato con appese tutte le foto scattate insieme, seduto dentro a un presepe più vivo che mai dove i figuranti in divisa siamo ancora una volta noi.
Un giorno ti raggiungeremo, quando arriverà il momento che il destino avrà scelto per ognuno di noi.
Allora sì che ricominceremo a sorridere a crepapelle insieme sotto la bandiera tricolore che tanto continuiamo ad amare e che oggi, purtroppo, tutti noi abbiamo lasciato a mezz'asta per te.
Lanceremo ancora una volta i nostri berretti in aria e giureremo ancora di non lasciarci mai più.
Ciao Chirilli.




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domenica 19 dicembre 2021

Il Natale che sta per farci visita dovrebbe essere in grado di riuscire a cancellare cose che non avremmo voluto sentire e frasi che non avremmo voluto pronunciare.
La sua grazia dovrebbe restaurare ogni conflittualità tra noi e le persone con cui non siamo stati in grado di essere perfetti, commettendo in prima persona degli errori involontari e curando in secondo luogo le pugnalate rivevute.
Quella che qualcuno vorrebbe non si chiamasse Natale ma Festa di fine anno, non è una giornata qualunque.
La si aspetta tra luci colorate accese di proposito, magari tra i fiocchi di neve silenziosi che coprono di bianco ogni cosa e melodie lontane suonate con strumenti insoliti da musicanti sorridenti.
Il Natale che sta per arrivare non sarà un Natale come gli altri.
La grotta di Betlemme non è poi così lontana.
Se tra un pacchetto e l'altro provassimo a guardarci un po' di più intorno, le nostre distrazioni farebbero spazio a pause ben più salutari per le nostre anime così duramente provate.
Siamo tutti figuranti in un presepe vivente dentro cui buoi e asinelli scaldano e pastori e re magi vegliano.
C'è chi è diventato papà per la terza volta e chi fratello per la seconda, chi nonno per la prima e chi zio per un numero imprecisato.
C'è chi è sorpreso e chi se lo aspettava, chi condivide il proprio entusiasmo e chi affoga nella rabbia.
C'è chi è ancora alla ricerca della stella cometa e chi, nonostante l'avesse raggiunta, non è in grado di godere della sua luce fino in fondo.
Nella festa che sta per arrivare c'è chi è venuto al mondo per la prima volta, regalando alla sua mamma una gioia indefinita che vale molto di più delle preoccupazioni che potrebbero accompagnare i pensieri legati ai giorni che verranno.
Dentro la grotta delle nostre aspettative non troveremo mai tutto quello che ci serve, ma sicuramente ci sarà quello che potremo offrire.
Lo sa bene chi dispensa sempre sorrisi, chi preferisce passare per lo scemo del villaggio disinteressandosi del giudizio di Erode e dei suoi centurioni, chi si veste da Babbo Natale a quasi cinquant'anni e distribuisce caramelle agli sconosciuti.
Lo sa bene chi avrebbe infinite ragioni per spegnersi ma continua imperterrito a entusuasmarsi, chi si nasconde dentro corazze indistruttibili ma sotto sotto è più fragile di un vaso di vetro soffiato, chi non ha più le forze e meriterebbe di restare seduto eppure tutti i giorni prova a rimanere in piedi.
Lo sa bene chi gode del cielo stellato che in questi sere sta accompagnando le nostre notti, chi è capace di perdonare ogni tempesta a se stesso e ai residenti della sua esistenza, chi sa stare al mondo dispensando mance e complimenti sminuendo gli avari ed i perenni lamentosi.
Tra meno di una settimana veglieremo su ciò che potrà aiutarci a ripartire ancora una volta.
Ci ritroveremo la nostra vita tra le braccia, vestita da elfo e incuriosita da chi la osserverà.
Ci chiederà di non prenderla mai troppo sul serio perché a lei le piace fare sempre brutti scherzi, ma non per vendetta o cattiveria, ma per la piccolezza e l'ingenuità dovuta a noi poveri suoi estimatori distratti.
Giochiamo con lei senza quello stupido timore di sentirci troppo ridicoli, perché sotto l'albero più grande del presepe che allestiremo, ci saranno ancora tanti regali belli da scartare.
Buon Natale mondo.




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mercoledì 15 dicembre 2021

Quaggiù sono tutti matti.
Non pensavo di trovare un mondo così malato, così tanto schiavo delle informazioni che vi rimbombano e così esageratamente condizionato dalle scelte che vi impongono.
Quando mi sono deciso ad uscire allo scoperto, ho trovato volti nascosti e privati dei propri sorrisi, mani consumate dallo sfregamento di un gel disinfettate e corpi provati da un periodo di clausura innaturale.
Mi sentivo decisamente più a mio agio cullato dalle acque che per nove mesi mi hanno ospitato, e quando le stesse si sono rotte per agevolare la mia uscita, mi sono accorto che quello che mi stava aspettando era il paradosso dell'ingresso in una gabbia di matti.
Ho visto uomini e donne col volto mascherato in coda per farsi vaccinare, ma anche uomini e donne manifestare in piazza col volto scoperto.
Cantavano un pezzo triste e di una monotonia indicibile, simile a quel "bella ciao" che mamma e papà ascoltavano quando mi aspettavano guardando la casa di carta.
A dire il vero, se ricordo bene, qualche maschera c'era anche lì.
Il testo era sempre lo stesso e ripeteva qualcosa di simile a "la gente come noi non molla mai".
Ho capito da subito che sarei stato destinato a vivere un mondo già diviso prima ancora che io nascessi, un mondo dentro cui non sarebbe mai esistita la quiete dei corpi che lo abitavano, un mondo fatto di anime apparentemente pure perché vaccinate da richiami dubbi contrapposto ad anime apparentemente impure perché prive di alcuna dose di salvezza.
Un mondo di matti insomma, un mondo fatto di asintomatici e intubati, di scienziati e viroligi, di politici e controllori.
Ed io che mi aspettavo pagliacci e clown per ridere a crepapelle.
Forse, a pensarci bene, li ho trovati sul serio, ma ciò che li differenzia dall'idea che avevo di loro è che non fanno ridere poi tanto e le loro maschere sono meno colorate di quelle che vedevo nei miei sogni.
Vorrei andarmene via da questo circo pieno di animali feroci e scimpanzé antipatici.
Vorrei poter giocare in un parco con tanti alberi da abbracciare e tanti laghetti abitati da famiglie di anatre in coda senza mascherine in compagnia di cigni bianchi e silenziosi che testimoniano la purezza di una guarigione.
Vorrei poter correre a tutte le ore del giorno, respirando tanto green e poco pass senza che nessuno mi fermi per chiedermi di visionare un codice che nell'acqua della mia precedente vita non esisteva.
Vorrei poter vivere la vita che merito, bevendo latte buono, passando tra un abbraccio e l'altro di volti scoperti e sorridenti e facendomi sbaciucchiare da chiunque avesse voglia di farlo.
Spero di riaprire gli occhi e dimenticare tutto in fretta, convinto di aver vissuto solo un brutto sogno in una notte buia infettata da istanti ammalati, perché la vita che merita il giorno illuminato dal sole è tutta un'altra cosa.




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venerdì 3 dicembre 2021

Buon compleanno mamma.
Buon compleanno a te che sei paziente e sai rendermi felice, a te che rendi importanti tutte le giornate colorandole di ottimismo, a te che sei la mia Regina e ogni giorno mi fai sentire un Re.
Buon compleanno a te che sai bene quel che conta veramente, a te che conosci la dolcezza, a te che ami instancabilmente e senza fine.
Buon compleanno a te che sai e che certamente saprai, a te che sei e sicuramente sarai.
Buon compleanno mamma, e grazie per ciò che doni quotidianamente a me e ai miei fratelli più grandi, a papà e ai nonni, agli zii e a tutti quelli che hanno e avranno la fortuna d'incontrarti.
Grazie mamma per tutto l'amore che ogni giorno regali al mondo intero.
Buon compleanno mamma.

Lorenzo




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