lunedì 20 dicembre 2021

Ricordo che ogni volta che vi chiedevo di mettervi in posa per scattare una foto, imprecavate ogni cosa nel vostro dialetto pugliese.
Eppure dovreste ringraziarmi se oggi possiamo godere di certi ricordi.
HELIOS: per aspera ad astra, attraverso le asperità, sino alle stelle.
Questo era il motto che avevamo scelto per il nostro 34° corso Allievi Agenti Ausiliari della Polizia di Stato.
Marzo/Luglio 1993.
Leccesi, brindisini e tarantini contro pochi calabresi e due soli lucani, io e Maurizio.
Giocavate in casa, in una Taranto afosa e inquinata che per quattro mesi ci ha visto marciare insieme agli ordini del tenente Vernile.
Gli appartenenti al 1° plotone obbedivamo alle disposizioni del capo aula Coriolano.
Quelli del 2° al capo aula Marturano.
Quanto lavoro per i nostri due ingegneri laureandi in cerca di pace.
Quei mesi ci hanno trasformato da allievi in colleghi, da colleghi in amici e da amici in padri e mariti di famiglie bellissime, illuminati dall'amore dei nostri amori passati e presenti ed emozionati dai sorrisi dei nostri figli.
La Caserma "Andrea Doria" di Corso Italia 156 era la nostra casa, la nostra mensa, il nostro dormitorio.
Varcata la soglia di quel corpo di guardia vigilato mattina e pomeriggio dal grande Bove, dove gli ordini di servizio erano quotidianamente esposti dalla segreteria dei "mottolesi", tutto diventava familiare.
Il caporale di giornata che controllava ingressi e uscite sospette, la Polizia Stradale sulla destra che Fabio sognava perché ci lavorava suo fratello e il magazzino VECA in fondo al cortile dove lo zio di Nilo prima ti faceva firmare la tessera al SIULP, e poi ti consegnava gli anfibi e il cinturone.
Ricordo che il mio fu costretto a modificarlo con un taglierino eliminandone un pezzo di almeno 10 cm perché era troppo lungo per la mia 42.
Aggiunse con una pinza fustellatrice i buchi che mancavano e col suo dialetto calabrese stretto mi invitò a mangiare di più.
Il lavaggio automatico per le automobili private e di servizio sempre in funzione, le officine del Reparto Mobile sempre piene di mezzi in riparazione e la grigia Alfa 75 Indy del colonnello Dellinoci sempre luccicante ed inavvicinabile.
I testacoda operativi di Varallo, le esercitazioni in bianco con le pistole scariche di Bontempi e i kimono sporchi per le capriole di De Ronzi.
Poi c'eravamo noi, con le nostre risate all'alzabandiera, le nostre pennichelle sui banchi in aula ed i nostri contrappellii impauriti dalla visita del veterinario Nesta, istruttore folle ma di gran cuore.
Quanti bei ricordi.
Tra i più belli le uscite con Sabino a bordo della Campagnola a benzina per fare scuola guida: consumava più di una Ferrari.
Non dimenticherò mai quando all'ultimo momento, il giorno del giuramento, i responsabili della scuola decisero di mettere me e Nilo immobili e impalati con l'M/12 in mano vicino ai VTC (veicoli da trasporto corazzato).
Non ci fecero marciare perché a loro modo di vedere io ero troppo magro e lui era troppo grasso.
Gianluca si fece un sacco di risate nel vederci lì come due manichini vestiti da poliziotti col mitra in mano.
Eravamo tutti poco più che ventenni, sbarbatelli incoscienti ma poliziotti consapevoli che da li a poco ci saremmo ritrovati ovunque in giro per l'Italia con una pistola in fondina e un berretto in testa a trasformare le nostre esistenze.
Sacrifici e lacrime lontane da ogni casa natia per l'amore di una mamma che ancora oggi amiamo nonostante tutto alla follia: la Polizia di Stato.
Milano e Torino, Napoli e Firenze, Bologna e Reggio Calabria: gli agenti del 34° corso A.A.A. HELIOS furono assegnati su tutto il territorio nazionale.
Ci ritrovammo a indossare uniformi diverse.
Dalla tuta verde oliva della DORIA, a quella da Ordine Pubblico del Reparto Mobile.
A qualcuno capitò l'ordinaria di qualche Questura e ad altri ancora gli anfibi alti della Polizia Stradale.
Sandro caro: oggi ci hai fatto piangere tutti.
Eri uno di noi, l'unico capace di ridere sempre, il solo a non incazzarsi mai, il più simpatico e gioviale, il più disponibile e sempre presente.
Chirilli, il grillo, l'amico di tutti, un collega di cui potersi fidare.
La brutta notizia scritta da Cosimo nel nostro gruppo WhatsApp: "Ragazzi: Sandro non c'è più!".
Ho saputo solo stamattina della tua malattia, del tuo calvario, di tutte le sofferenze che hai affrontato per provare a sconfiggere questo brutto cancro che ti ha consumato piano piano il cervello.
Troppo presto per privare i tuoi ragazzi e tua moglie dei tuoi sorrisi; troppo presto per lasciare tutti noi senza parole e con gli occhi lucidi inquadrati sugli attenti davanti allo spaccio-bar in attesa di entrare in mensa.
Troppo presto per abbandonare mamma Polizia e tutto ciò che le hai donato per volare in cielo e non tornare mai più.
Sandro caro.
Penso che nessuno di noi riuscirà mai a dimenticarti, né ad immaginarti lontano ed irraggiungibile.
Rimarrai a scherzare con noi nei corridoi delle camerate, in pizzeria per la meritata libera uscita e sui campi di calcetto a spaccarci di scivolate da cartellino rosso.
Ci hai lasciato nel corpo ma non riuscirai ad andartene con l'anima, perché il tuo sorriso ce lo siamo tatuati tutti nel cuore, insieme a quel "per aspera ad astra" che mai come oggi torna in auge per ricordarci che attraverso le asperità si raggiungono le stelle.
Aspettaci lassù, tra le luci di Natale che ti sei guadagnato a suon di risate, sotto un albero illuminato con appese tutte le foto scattate insieme, seduto dentro a un presepe più vivo che mai dove i figuranti in divisa siamo ancora una volta noi.
Un giorno ti raggiungeremo, quando arriverà il momento che il destino avrà scelto per ognuno di noi.
Allora sì che ricominceremo a sorridere a crepapelle insieme sotto la bandiera tricolore che tanto continuiamo ad amare e che oggi, purtroppo, tutti noi abbiamo lasciato a mezz'asta per te.
Lanceremo ancora una volta i nostri berretti in aria e giureremo ancora di non lasciarci mai più.
Ciao Chirilli.




meraklidikos@gmail.com

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