martedì 29 marzo 2022

Una cosa che ho scoperto quassù e che più di ogni altra mi ha stupito enormemente, è che sia tu che Samuel siete per tutti i vostri amici "CAMPO".
Ecco perché in questi giorni a Siviglia ti hanno simpaticamente immortalato così, tra le bottiglie vuote della famosa birra CRUZCAMPO.
Giù al sud, invece, non si usa dimezzare i cognomi composti per assegnare ad un amico un appellativo diverso dal suo nome di battesimo.
A Potenza in particolare, per chiamare una persona conosciuta, si usa eliminare le vocali finali sia al suo nome che al suo cognome.
Per esempio, quando io ero ragazzo, tutti mi chiamavano "Vocchin Cambochiav".
Sarà forse per questo che il destino ha voluto che io e la mamma vi chiamassimo Samuel e Christian, guarda caso entrambi nomi privi di vocali finali.
A questo punto mi va di pensare che Lorenzo non potrà che essere un altro CAMPO qui al nord, mentre si trasformerà in un Lorenz giù al sud: un orologio.
Buona vita Chris, e buona vita anche a te Samu, a te Lorenzino, e tutti gli amici che incontrerete ancora.
Spero che qualunque sia il nome con cui tutti vi ricorderanno, sappiate sempre essere in grado di amare e di lasciarvi amare.




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giovedì 24 marzo 2022

Non conosco quest'uomo, ma mi sento in dovere di ringraziarlo.
É arrivato ieri sera, qualche minuto prima delle sei, alla fermata del 13 di Via Pietro Micca.
Aveva il corpo provato dalla stanchezza.
I suoi vestiti erano sporchi di lavoro ma portati con una dignità rara.
I suoi capelli brizzolati dalla polvere di marmo si intravvedevano appena, perché nascosti da un cappellino di lana grigia irrigidita da macchie di cemento bianco.
I suoi occhi illuminavano un volto sereno dal quale fuoriusciva ogni sorta di cosa.
Prima di tutto ho percepito sicurezza, una difesa con cui rispondeva a tutti quelli che lo osservavano incuriositi.
Non era per nulla in difficoltà nel sentirsi giudicato.
Ho sentito sulla mia pelle il peso del suo sacrificio, la riconoscenza per quella giornata di lavoro appena conclusa e la gratitudine per chi gliela aveva concessa.
Questo supereroe ha illuminato ogni cosa intorno a se.
In particolar modo inviava una bella luce alle facce spente dei bipedi che gli stavano intorno in attesa di quel tram che pareva non volesse arrivare mai più.
Erano tutti distratti e ipnotizzati dai loro telefoni, ma il sorriso che trapelava dal suo volto, rendeva quell'immagine paradossalmente armoniosa, incorniciandola dentro un quadretto perfetto che bene raccontava ciò che oggi l'uomo è diventato.
Abbiamo viaggiato insieme per sole tre fermate, fino alla stazione di Porta Susa.
Poi la grazia di quell'uomo mi ha abbandonato.
Siamo stati costretti a dividerci per forza di cose a causa dei differenti viaggi di ritorno.
Io avevo come destinazione Chieri, lui un paese che si stava preparando al tramonto di fine giornata e raggiungibile dal treno regionale che portava a Milano.
Mi sento in dovere di ringraziarlo perché grazie ai suoi vestiti macchiati, alla polvere che ha respirato per tutto il giorno e al suo sorriso sincero, ho ripensato alla mia giornata in ufficio, alle discussioni inutili, al tempo perso.
Tornando a casa ho chiuso gli occhi immaginando cosa poteva rendermi simile a quell'uomo.
Un tentativo inconscio, questo, evidentemente dettato dal desiderio di sentirmi migliore di quello che sono.
Ho perso, sono stato sconfitto dall'idea che purtroppo sono tanto diverso da lui, e questo sì che mi ha reso sporco, umiliato e deluso.
Bisognerebbe stancarsi un po' di più, percepire diversamente il bisogno di guadagnarsi da vivere e riuscire a non viaggiare in questo mondo col timore di essere giudicati, ma piuttosto evitare di giudicare chi ha capito sulla propria pelle cosa conta veramente.
Quanto tempo si perde in una lunga giornata di lavoro, e quante cose inutili si dicono nella stessa giornata solo per ammazzare il tempo.
Sarò riconoscente per sempre a questo sconosciuto, perché grazie alla luce e all'energia che in lui ho saputo riconoscere, sicuramente da domani mi impegnerò a sporcarmi di più.
Supereroe: buon viaggio di ritorno a casa e...insomma: grazie!




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mercoledì 16 marzo 2022

Un altro Campochiaro se n'è andato, un altro fratello dei nove, lo sceriffo, il sesto figlio del cavaliere Achille Campochiaro e della contessa Assunta Mongelli.
Si è sdraiato in pace sul letto del riposo eterno per riabbracciare sua moglie, la cara zia Maria, volata in cielo l'anno scorso.
Ha sofferto tanto nell'ultimo anno, e di certo non lo meritava, ma adesso è lì con lei, ad accarezzarla ancora con dolcezza raccontando al mondo la sua vera natura, quella che un po' tutti i fratelli Campochiaro hanno davvero, ma da sempre tengono nascosta.
Zio Armando è padre dei cari cugini Anita, Luciana e Achille, tre dei numerosi componenti lo squadrone con cui rappresentiamo la nostra grande famiglia.
In momenti tristi come questi, riconosco il presente nei volti di tutti i miei cugini e il futuro nel sorriso di tutti i figli che abbiamo messo al mondo.
Per qualcuno addirittura a sorridere sono già i nipoti, ma restano in primo luogo i nostri genitori gli artisti firmatari delle opere d'arte sopra cui è stato disegnato il loro passato di sacrifici e il nostro presente sereno.
Un passato che da sempre ci hanno raccontato orgogliosi, grazie al quale tutto oggi è diventato famiglia, stima reciproca e rispetto.
Che viaggi come questi possano aiutarci a volerci più bene e che abbracci come quello tra zio Armando e zia Maria scaldino i nostri cuori e quelli di chi ha avuto la fortuna di conoscerli, affinché ogni unione rimanga solida e saldamente ancorata alle giuste cause che uniscono sempre e non dividono mai.
Ogni grande famiglia, se rimane unita, contribuisce a rendere questo mondo migliore, ne sono certo.
Ciao zì Armà: abbraccia la tua amata, la tua mamma e il tuo papà, zia Titina e zia Lucia, e sorridici sempre dal cielo.
Ogni volta che tornerò a Potenza, farò quella salita che ci divide e mi volterò sempre sulla mia destra per vedere la tua casa, come ho sempre fatto per tanti anni con la speranza di vederti per salutarti.
Non ti ho mai incontrato, chissà dove cavolo ti nascondevi.
Immagino che con tutte quelle vasche del consorzio da vigilare sarai stato sempre "super impegnato".
Oggi però sono certo che ti troverò, sarai sempre lì ad abbracciare zia Maria sul balconcino dell'ingresso di casa tua.
Mi saluterai con la mano e mi inviterai finalmente a bere un caffè davanti al tuo caminetto caldo.
D'altronde meglio tardi che mai, non credi?
Buon viaggio in paradiso e, solo per farti felice, questa volta lo grido anch'io.
Forza Napoli...




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sabato 12 marzo 2022

Avrei voluto che il mondo in cui sono nato non fosse come lo stesso mondo dentro cui sto vivendo.
Giorno dopo giorno mi rendo conto che qualcuno sta distruggendo questo posto, ma per fortuna non smetto di sorridere.
Lo faccio sempre, dalla mattina alla sera.
I miei nonni sono adorabili, i miei fratelli dolcissimi.
E poi ho una mamma e un papà fantastici con cui non smetto mai di giocare.
Avrei voluto un pianeta diverso.
Quando ero ancora un pesciolino nella pancia di mamma, qualcuno dall'esterno mi sussurrava che sarei nato in un paradiso senza guerre.
In effetti non sono mai stato spaventato da spari e urla di disperazione.
Non capisco perché dopo pochi mesi tutto questo è accaduto sul serio.
Avrei voluto giudicare gli adulti come i preposti ideali alla protezione della mia infanzia, invece devo ammettere che gli unici grandi della terra siamo rimasti noi bambini.
Solo i nostri sorrisi donano la pace al mondo, e quando i grandi li trasformano in pianti, è perché antepongono le guerre alle cose più bella che esistono.
Poveri stupidi.
Spero che tutto presto torni placenta e vita nuova, e che tutti i bambini del mondo possano godere come me di un lettino caldo e un box pieno di giochi musicali da far suonare e peluche mordidi da stringere.
Viva ogni vita, quelle senza guerre però.



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