giovedì 24 marzo 2022

Non conosco quest'uomo, ma mi sento in dovere di ringraziarlo.
É arrivato ieri sera, qualche minuto prima delle sei, alla fermata del 13 di Via Pietro Micca.
Aveva il corpo provato dalla stanchezza.
I suoi vestiti erano sporchi di lavoro ma portati con una dignità rara.
I suoi capelli brizzolati dalla polvere di marmo si intravvedevano appena, perché nascosti da un cappellino di lana grigia irrigidita da macchie di cemento bianco.
I suoi occhi illuminavano un volto sereno dal quale fuoriusciva ogni sorta di cosa.
Prima di tutto ho percepito sicurezza, una difesa con cui rispondeva a tutti quelli che lo osservavano incuriositi.
Non era per nulla in difficoltà nel sentirsi giudicato.
Ho sentito sulla mia pelle il peso del suo sacrificio, la riconoscenza per quella giornata di lavoro appena conclusa e la gratitudine per chi gliela aveva concessa.
Questo supereroe ha illuminato ogni cosa intorno a se.
In particolar modo inviava una bella luce alle facce spente dei bipedi che gli stavano intorno in attesa di quel tram che pareva non volesse arrivare mai più.
Erano tutti distratti e ipnotizzati dai loro telefoni, ma il sorriso che trapelava dal suo volto, rendeva quell'immagine paradossalmente armoniosa, incorniciandola dentro un quadretto perfetto che bene raccontava ciò che oggi l'uomo è diventato.
Abbiamo viaggiato insieme per sole tre fermate, fino alla stazione di Porta Susa.
Poi la grazia di quell'uomo mi ha abbandonato.
Siamo stati costretti a dividerci per forza di cose a causa dei differenti viaggi di ritorno.
Io avevo come destinazione Chieri, lui un paese che si stava preparando al tramonto di fine giornata e raggiungibile dal treno regionale che portava a Milano.
Mi sento in dovere di ringraziarlo perché grazie ai suoi vestiti macchiati, alla polvere che ha respirato per tutto il giorno e al suo sorriso sincero, ho ripensato alla mia giornata in ufficio, alle discussioni inutili, al tempo perso.
Tornando a casa ho chiuso gli occhi immaginando cosa poteva rendermi simile a quell'uomo.
Un tentativo inconscio, questo, evidentemente dettato dal desiderio di sentirmi migliore di quello che sono.
Ho perso, sono stato sconfitto dall'idea che purtroppo sono tanto diverso da lui, e questo sì che mi ha reso sporco, umiliato e deluso.
Bisognerebbe stancarsi un po' di più, percepire diversamente il bisogno di guadagnarsi da vivere e riuscire a non viaggiare in questo mondo col timore di essere giudicati, ma piuttosto evitare di giudicare chi ha capito sulla propria pelle cosa conta veramente.
Quanto tempo si perde in una lunga giornata di lavoro, e quante cose inutili si dicono nella stessa giornata solo per ammazzare il tempo.
Sarò riconoscente per sempre a questo sconosciuto, perché grazie alla luce e all'energia che in lui ho saputo riconoscere, sicuramente da domani mi impegnerò a sporcarmi di più.
Supereroe: buon viaggio di ritorno a casa e...insomma: grazie!




meraklidikos@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento