Certo che sì, lo siete davvero, ed è per questo che fate bene a farlo.
Vi siete svegliati e non avete più trovato l'invasore, qualcuno vi ha seppellito dove desideravate lassù in montagna e qualcun altro continuerà a riconoscere nel bel fiore che sboccerà davanti alla vostra tomba, il simbolo di una libertà prima desiderata e poi conquistata.
Festeggiate e cantate perché siete tutti convinti di essere veramente liberi?
Certo che sì, lo siete davvero, ed è per questo che fate bene a farlo.
Adesso avete regole democratiche che salvaguardano finalmente i vostri diritti, gli stessi diritti che qualcuno aveva soppresso come fossero treni per pendolari.
In effetti un po' traghettatori siete rimasti, bravi a passare da una riva all'altra di ogni fiume in piena, pur di evitare di consegnare le acque a quelli diversi da voi.
Adesso tutto è finalmente regolato dalla libertà dei pensieri e delle parole, da una giustizia apolitica che fa rispettare ogni legge e da un'economia solida che rende i popoli uguali ai governi, senza discriminazioni di sorta e capitali politici onerosi che offendono chi lavora sodo.
Festeggiate e cantate perché siete tutti convinti di essere veramente liberi?
Certo che sì, lo siete davvero, ed è per questo che fate bene a farlo.
Avete combattuto la peste nera a suon di spari, avete seppellito soldati in giacca e cravatta armati di pistole e manganelli e avete appeso a testa in giù la dittatura che opprimeva ogni vostro diritto di poter viaggiare nella direzione a voi più confacente.
Oggi accendete candele, suonate inni e cantate vittoria perché la liberazione è arrivata.
Una liberazione che meglio rispetta i diritti dei lavoratori, meglio tutela la gente onesta e meglio garantisce alla giustizia i banditi.
In effetti viviamo tutti meglio grazie a voi, popolo delle bandiere rosse ancora in grado di strumentalizzare la parola libertà, confondendo la regalità della sua onnipotenza con un passato che avete voluto venisse strappato dalle pagine dei libri di storia.
Festeggiate e cantate perché siete tutti convinti di essere veramente liberi?
Certo che sì, lo siete davvero, ed è per questo che fate bene a farlo.
Ma a questo punto è anche giusto che smettiate di lamentarvi quando tutto va a rotoli, quando nessuno paga la pena che gli è stata inflitta e quando tutto muore sotto le macerie dell'egoismo abusivo.
Imparate a rimanere in silenzio quando i governi che la "sacralità" della vostra costituzione ha disegnato, non sono in grado di reggere il peso della libertà che altri, e non certo voi, hanno conquistato credendo fermamente in quello che ricercavano.
Imparate a non lamentarvi quando la politica vestita di camicie colorate, e ben diverse da quelle nere, sfianca ogni vostro sforzo di sopravvivenza, umiliando in maniera più subdola e maliziosa gli ideali per cui altri, e non certo voi, hanno sacrificato addirittura la propria vita.
Imparate ad accogliere chi sbarca prima e violenta dopo, chi spacca vetrine per manifestare a favore di un'anarchia che ritiene lecita e chi non lavora come voi ma pretende un reddito di cittadinanza nel rispetto di quel diritto di uguaglianza che voi avete fortemente preteso.
Io oggi festeggio gli amici che si chiamano Marco, festeggio i numeri in ribasso dei morti di un'altra guerra priva di partigiani, festeggio un giorno più vicino alla mia libertà, che poi è anche la vostra.
Oggi festeggio l'eroismo degli operatori sanitari, l'emozionante disponibilità della protezione civile e la straordinaria forza di volontà di chi ha contribuito in ogni modo ad ottenere la pace durante questi bombardamenti mediatici e fisiologici.
Oggi festeggio l'ottimismo di chi dovrà rialzare le saracinesche, i sorrisi di chi ha perso molto, ma nonostante tutto ha voglia di riconquistarlo, e la doverosa speranza di voler ripartire quanto prima.
Spero di svegliarmi una di queste mattine, di non trovare più l'invasore dei giorni nostri, quello che gioca togliendo il respiro, uccide senza baionetta e finisce per umiliarti senza concedere neppure un funerale.
È questa la conquista che auspico per il mio 25 aprile, una liberazione lontana dalla storia e ben diversa da quella che oggi avete ancora voglia di cantare.