venerdì 6 gennaio 2023

Nessun uomo ama abbandonare la propria vita.
Nessun uomo desidera lasciare questa terra.
Nessun uomo vuole morire.
Tutti i gli uomini imparano ad amare di più ciò che li abbandona e, nonostante tutto, desiderano rimanere con loro su questa terra il più allungo possibile, augurandosi di non morire mai.
Ieri Sinisa, oggi Gianluca.
Uomini, conosciuti e famosi.
Sportivi esemplari e genitori fortunati.
Benestanti, simpatici e invidiati, ma pur sempre uomini.
È questo forse che li ha resi diversi, perché nella loro capacità di raccontarsi, sono stati in grado di farsi volere bene da tutti noi, che da terre lontane abbiamo riconosciuto in loro l'umanità prima di ogni altro trofeo conquistato.
In questo abbraccio col suo grande amico Roberto Mancini, Gianluca Vialli ha commosso tutti.
Sapevamo come sarebbe andata a finire, e oggi siamo qua a chiudere definitivamente ogni bella pagina di sport che gli apparteneva e ogni scatto fotografico di vita vissuta assieme.
È come se due persone mai incontrate prima, appartenessero da sempre alla nostra esistenza.
Quelle che apparivano come vite onnipotenti, oggi si spengono nella livella più triste dell'esistenza, che tale non è più.
Un monito rocambolesco che si rinnova impetuoso ogni volta che gli equilibri apparenti delle nostre strade si manifestano.
La morte non guarda in faccia a nessuno, neppure a chi è riuscito sempre a distinguersi dentro un mondo di opportunisti e mercenari.
Non li santifico, ma riconosco a Mihajlovic e Vialli ciò che sono riusciti ad insegnarci con i loro addii, con la loro sofferenza, con la loro tenerezza ben lontana dalla grinta (e che grinta) mostrata sui campi di calcio.
La forza, il coraggio e la caparbietà di crederci sempre, fino alla fine, per il proprio bene e per quello dei propri cari.
E allora null'altro da aggiungere, se non le ultime righe che il mio centravanti preferito ha lasciato al mondo intero qualche mese prima di morire.
Già, perché Luca non era un centravanti.
Per quelli della mia generazione, Luca era "il centravanti".
Dentro quella pagina del suo libro c'è tutto, il vecchio e il giovane, il passato e il futuro, il Gianluca che è stato e quello che continuerà a fare gol nella mia vita:

L’onore spetta all’uomo nell’arena.
L'uomo, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue.
L’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
L’uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta.
L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato.
Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta.

Ciao bomber: ciao capitano, mio capitano.




meraklidikos@gmail.com

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