venerdì 14 ottobre 2022

Dunque vediamo: com'è che si dice in questi casi?
Grazie a tutti per aver dedicato un minuto della vostra giornata per farmi gli auguri.
Oppure.
Grazie a quanti si sono ricordati di me.
E ancora.
Eravate in tanti, per questo vi ringrazio.
I social a volte rendono tutto così apparentemente metallico, eppure la mescola con cui sono composti, non è proprio cosi brutta.
Quando ognuno di noi festeggia il compleanno, Facebook amplifica le emozioni belle o preoccupanti che portano all'invecchiamento, definendo meglio quella che spesso sui social viene etichettata come un'amicizia finta e di poco conto.
"Gli amici di Facebook": ma che razza di appellativo è?
Un amico è un amico, un collega è un collega, un conoscente è un conoscente.
Basta dare ad ognuna di queste figure la giusta importanza.
Poi ci sono le meteore che neppure conosciamo.
Le vediamo ogni tanto nelle immagini dei post che pubblicano e puntualmente diciamo: " ...e questo/a chi è?".
Esiste però un modo di trasformare in ricchezza tutta questa apparente finzione.
Una volta all'anno, quando la vita ci ricorda che siamo diventati più grandi, quando quella data così importante torna a emozionarci davanti a un calendario, quando il giorno del nostro compleanno ripercorriamo in ventiquattro ore i ricordi della nostra vita, consapevoli che nulla è uguale all'anno trascorso.
Ieri giornata particolarmente "speciale" per me, condita da belle notizie inaspettate e importanti tappe raggiunte a suon di lavoro, quello mentale e non prettamente fisico.
Poi ti ritrovi sommerso da messaggi di auguri e chiamate perse, post dedicati e emotion mai viste prima.
Altro che emozioni.
Provi a rispondere a tutte le chiamate, a tutti i messaggi ricevuti con WhatsApp e a tutti i post di auguri che nel frattempo hanno intasato il tuo profilo, e invece di ringraziare il cielo per la bellezza del vento caldo che ti sta coccolando, vivi il panico del ringraziamento dovuto, distratto da ciò che conta veramente.
Il giorno dopo è difficile rinunciare a uno dei miei pipponi, come li chiama mio fratello Gennaro.
Non posso non ringraziarvi ancora per quanto siete stati carini.
È questo il bello che un social può sigillare: aiutare a considerare nel giorno del nostro compleanno ogni singolo "mi piace" trasformato in "auguri", come un abbraccio, una carezza, un sorriso.
Lorenzo vi aveva anticipato che stanotte sarei tornato.
Eccomi, più vecchio di un anno.
Un gioiello in più da coccolare, una casa nuova da curare e un grado nuovo da rivestire.
Quante cose belle e brutte capitano in un anno, figuriamoci in una vita intera.
A voi tutti dono i miei quarantanove anni, un numero che mi ricorda il voto preso alla maturità.
Trent'anni fa erano sessantesimi: oggi spero si trasformino in centesimi per tutti.
Grazie davvero, di cuore.
Spero di diventare migliore.
Spero di correggere ciò che dopo tanti anni ancora non mi piace di me.
Spero di riuscire a non giudicare ma di essere in grado di perdonare.
Spero di non alterare il mio umore davanti alle provocazioni dei più avidi e di usare la dolcezza come arma da difesa.
Spero di poter continuare a sorridere per godermi fino in fondo ciò che la vita mi ha donato, condividendo sempre, con chi mi vuol bene veramente e con chi invece fa finta di farlo, ogni mia passione e punto di forza.
Ecco, questo è quello in cui i vostri auguri mi hanno aiutato a sperare.
Possano realizzarsi le stesse cose belle anche per tutti voi.
Col cuore.
Rocco




meraklidikos@gmail.com

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