mercoledì 25 maggio 2022

Sto pensando che sono fortunato, molto fortunato.
E oggi non mi va di dire che lo siamo tutti, perché di fatto vero è che non è così.
Quanto sarebbe interessante smettere di lamentarsi sempre, per e di tutto.
La conferma di quanta grazia ricopre la mia vita l'ho avuta ieri, in maniera forte, come non mai, in un bar, chiacchierando davanti a un caffè nè lungo nè ristretto.
Un caffè macchiato dalla razionalità di chi, in poche parole confinate dentro pochi secondi, è riuscito a risvegliare ciò che non dovrebbe addormentarsi mai nelle abitudini degli uomini: la coscienza, la sorella gemella della consapevolezza, la madre della costanza.
Un caffè veloce, bevuto e pagato da un'amica che sorridendo ha voluto condividere con me un dolore silenzioso, una sofferenza nascosta, il timore della ricaduta dentro un baratro buio ed ingiusto.
La sensazione che si annusa quando si incontrano persone in grado di affrontare con dignità certe prove così difficili, è a dir poco sorprendente.
Trattieni le lacrime, provi a tirar fuori parole assurde che era meglio lasciare dov'erano e travesti ogni imbarazzo inaspettato con gli stracci sporchi dell'ipocrisia, quella sincera però, quella concepita dalla voglia di fare per forza qualcosa e la tentazione di rimanere in silenzio.
Io credo che dentro quest'immagine ci sia racchiuso il concetto più reale dell'inferno e del paradiso.
Da un lato il bianco e il nero, il fuoco che tutto brucia e il freddo che tutto gela.
Dall'altro i colori più smaglianti, il sole che tutto illumina e scalda e i bambini svegli che rincorrono i propri genitori ipnotizzati dal tempo che proprio non riescono a fermare.
"In mezzo a tutto questo c'è tutto il resto, e il resto è il giorno dopo giorno, e il giorno dopo giorno è costruire, e costruire è sapere rinunciare alla perfezione".
La fortuna che ieri ho avuto modo di accarezzare, mi ha insegnato a non perdere di vista il mio paradiso, i posti in cui sono cresciuto, le persone che mi hanno amato, quelle che ho amato e quelle che amo: quelle a cui ho dato in dono la vita.
Uno sguardo al piano di sotto e una mano tesa per tutti, sempre.
È questo che può guarire, forse, ogni lugubre e infame ingiustizia che l'esistenza impone a tanti.
Grazie a te che riconoscerai ogni immagine del mio racconto.
Grazie perché sei l'esempio da imitare, la dolcezza da ricercare e la forza con cui costruire ogni cosa.
Grazie per i tuoi silenzi, i tuoi sorrisi e le tue parole riappacificanti e mai scontate.
Grazie per i tuoi caffè, sempre allegri e mai malinconici.
Ne prenderemo ancora tanti, e tanti ancora, perché se è vero che la fortuna bacia i belli, noi due non possiamo che porgere ancora l'altra guancia al destino per farci baciare ancora da lei.




meraklidikos@gmail.com



Nessun commento:

Posta un commento