sabato 19 giugno 2021

Vederti venirmi incontro.
Io spettatore curioso e entusiasta davanti a un cancello chiuso e tu maggiordomo stanco e felice dentro un'oasi a forma di paradiso.
Un cappello da cowboy, un paio di pantaloncini lerci e due gambe nere smagrite dal movivento.
Scarpe antinfortunistica a dettare il tempo e braccio alto a manifestare il benvenuto.
Un saluto, due domande e via.
Ieri ho gustato la tua ricchezza interiore come forse non avevo mai fatto prima.
Hai aperto la tua reggia ai miei occhi come fossi una guida impeccabile, sempre impegnata ed attenta a soddisfare le aspettative del primo turista in visita nel regno che hai tanto sognato.
Siepi e alberi, piante e fiori, ghiaia da battere e viali da drenare.
Punti fissi e ben segnati a ricordare la vecchia baracca del nonno che giaceva in quel giardino prima ancora che tutto venisse reinventato.
Un esterno da respirare tra i canti degli uccelli e un interno da immaginare nel profumo del legno trattato.
Traspariva emozione dalla tua anima, parole e gesta che illuminavano ogni cosa di luce vera nonostante nessun impianto elettrico fosse stato ancora posato.
E poi immaginare ciò che ancora non è stato piantato, passeggiando dentro un immaginario viale dei ciliegi a forma di S pronto ad accogliere ogni sagra nel periodo della fioritura.
Le due querce più grandi, quella più vecchia e robusta a ricordare il forte Samuel, quella leggermente più giovane e introversa il silenzioso Christian.
E poi intravederne una appena piantata ma già colorata da qualche fogliolina verde: il piccolo Lorenzo pronto a crescere vicino a due fratelli che già gli fanno già ombra.
Sentirti raccontare ciò che hai immaginato per questi ragazzi mi ha fatto rabbrividire di gioia.
Avrei voluto abbracciarti e piangere con te per quello che avevi appena finito di raccontare, ma sai bene che noi pastori lucani non siamo molto bravi a lasciarci trasportare dalle emozioni.
La consegna ufficiale di tutte le chiavi del paradiso, un giro di boa a provare le serrature possenti che hai predisposto e un'ultima apertura e chiusura del cancello principale per verificarne l'efficienza...da rivedere.
Hai reso questo momento da te tanto atteso, unico e magico, ricoperto di dolcezza vera e fiducia sincera.
Stanotte pensavo che quella chiave smarrita nel nulla forse è stato il nonno a portarsela in cielo per aprire lassù chissà che cosa.
Magari sarà caduta per distrazione dalla tasca del tuo pantaloncino usurato o forse dimenticata per errore sopra una tavolozza impolverata perduta in giardino.
Oggi alzo lo sguardo e immagino di tenerti al mio fianco a osservare quella lotta intrapresa nel cielo azzurro tra un falchetto e tre gazze.
Il nonno che se la ride più in là, seduto all'ombra di Samuel e Christian a coccolarsi un Lorenzo da far crescere.
Musica, danza e voci, vino, sole e fisarmonica, padri, madri e figli, tutti seduti a un tavolo quadrato a raccontarsi la vita e la bellezza di un sogno.
Spero di ubriacarmi presto nel tuo rebuscio per barcollare a destra e a sinistra di gioia viva.
Pochi riusciranno subito a comprendere fino in fondo la grandezza di ciò che hai realizzato.
Non è semplice farlo ora, ma presto tutto sarà profumo di carne alla brace, fumo alto che si alza verso il cielo e ricordo di ciò che era a favore di quel che sarà.
Grazie Marco.




meraklidikos@gmail.com

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