domenica 6 dicembre 2020

Per questa volta voglio chiamarti Alice: quel formale "Dottoressa Rolando" mi sta proprio stretto.
Voglio darti del tu, disinteressandomi di ogni protocollo imposto dalle regole.
Questa sì che sarebbe una scelta pericolosa, un'iniziativa da giustificare entro dieci giorni dalla notifica.
Rischierei un ammonimento orale o, peggio ancora, un richiamo scritto.
Una pena pecuniaria, una sospensione, una destituzione.
Dici di no?
Fidati Alice: a questo punto tutto è possibile.
Per fortuna esiste ancora una lama sottile messa lì, arrugginita ma ancora efficace a dividere una sanzione disciplinare da un avviso di garanzia, un filo radente che taglia in due il legale e l'illegale, il previsto e l'imprevisto, il fuoco dell'infamia inaspettata spento dall'acqua del riscontro oggettivo.
Questo siamo, cara Alice.
Viviamo tutti nel paese delle meraviglie.
Tu non sei l'unica residente di questo mondo ingiusto, figlio della legalità e orfano della magistratura.
Siamo tutti cugini fedeli dei codici ma nemici incolpevoli dei preposti al rispetto che gli si deve.
Ricordo il nostro pellegrinaggio alla Sagra di San Michele, l'arcangelo che dovrebbe proteggerci dal male.
Quell'adunata notturna al Reparto Mobile, il nostro cappellano, pochi temerari e via, a piedi fino in cima al paradiso per chiedere al nostro protettore di difenderci sempre, non solo dai coltelli affilati, dalle bottiglie rotte o dai proiettili vaganti, ma anche da notifiche sconce, da avvisi tutt'altro che garantisti e da citazioni prive di significato.
La storia si ripete, libri nati al contrario, prima letti e poi scritti.
Quando finiranno di volerci male?
Tutti abbiamo goduto dei frutti raccolti a seguito del tuo operato, sempre volto a salvaguardare la legalità di una città bisognosa di pulizia.
Minuzioso ed attento, sempre pianificato nel rispetto delle regole e con la giusta parsimonia.
Fidarsi dei propri uomini è un dovere: avere la certezza di aver fatto bene non lo è.
Quante grosse responsabilità bisogna considerare quando si decide di garantire la sicurezza, e quanti campanelli d'allarme bisognerebbe sentire suonare prima che tutta l'orchestra componga un classico della nostra storia.
Sono questi i momenti dentro cui bisognerebbe perdersi nell'orgoglio dell'appartenenza, e non nelle sfilate annuali delle Feste della Polizia, quelle utili solamente a farsi appuntare una medaglia o un nastrino sulla divisa.
Forse quando lo capiremo sarà troppo tardi, ed è per questo che urge ricordarlo subito.
Alice, io sto con te, e con me ci sono tanti colleghi giusti che fino in fondo hanno capito come gira questo nostro paese delle meraviglie, che purtroppo oggi ti tocca rivisitare.
Non è solo il tuo, ma, come detto, è di tutti noi uomini in divisa, e in momenti come questo diventa veramente difficile volergli bene.
Sono certo che presto arriverà di nuovo un pullman dell'amministrazione a prenderci per riportarci a casa, e dopo tanta fatica tornerà per tutti il meritato riposo.
Il tempo racconti il miglior finale, uno di quelli emozionanti dentro cui i giusti sorridino e i farabutti vengano reclusi.
Alice: io sto con te.




meraklidikos@gmail.com

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