venerdì 30 aprile 2021

Tutto cominciò nel 2007.
La mia esperienza sindacale prese forma per amicizia più che per volontà.
Ricordo che Luca e Fabrizio vennero a trovarmi al Commissariato Centro per propormi quel primo incarico di delegato di base.
Non ebbi nessun problema a sposare la causa.
Dopo poche settimane in quell'ufficio ben 38 colleghi sottoscrissero la loro fiducia al vecchio Rinnovamento Sindacale, che poi diventò UGL Polizia di Stato.
All'inizio sembrava un gioco, fino a quando tutto cominciò a prendere forma con le responsabilità ben più grandi che sopraggiunsero.
La Segreteria Provinciale, quella Regionale e persino la Nazionale.
Brave persone trasformate in colleghi, colleghi travestiti da avversari sindacali e avversari sindacali seduti insieme ai Questori che si succedevano.
La mia Amministrazione e quella di tanti altri, graduati e non; una famiglia da tutelare, da far crescere e da raccontare ogni giorno come migliore.
Sin dalle mie prime esperienze a quei tavoli di verifiche e confronti, tu eri immancabilmente seduto con me a rappresentare il tuo SAP, il sindacato per cui hai speso infinite energie e risorse.
No, non mi vergogno di riconoscere in te un avversario onesto e sincero, rude e tosto, difficile da stendere ma capace di meritare rispetto.
Davanti ai miei occhi eri "il senatore", io un deputato volenteroso di crescere, una matricola attenta e sempre disposta a cogliere ogni suggerimento non voluto ma disperso dalle tue mani possenti.
Le ricordo bene quelle mani così goffe: impugnavano sempre strane penne e montature di occhiali comprate al tabacchino; mani perennemente vibranti e appoggiate sulle tue agendine improponibili.
La nostra famiglia oggi è a lutto, un lutto purtroppo rinnovato da giorni tristi che stanno continuando a raccontare dipartite premature.
La nostra famiglia piange e si rattrista per l'ennesimo amico in divisa che se ne va un mese prima di andare in pensione, privo di forze e disteso dal silenzio, intubato e impotente, affannato e sconfitto da un contagio che non meritava, come nessun altro d'altronde.
Ti ho voluto bene Sabì.
Sei stato un pilastro della storia sindacale della nostra provincia e, che piaccia oppure no, questo non lo dico solo io, ma tutti gli appartenenti alle Segreterie Provinciali con cui hai dovuto spesso confrontarti e dibattere.
Ricordo quella mattina, in servizio di ordine pubblico in Piazza Castello.
Ricevetti una tua telefonata con la quale mi invitavi a prendere un caffè perché dovevi parlarmi di una cosa importante.
Dopo un'ora eravamo insieme a chiacchierare davanti alla Prefettura del tuo futuro, ma soprattutto del mio.
Un padre storico, l'icona provinciale di uno dei più importanti sindacati nazionali che apre le porte a un figlio adottivo da sempre apprezzato e, a parer tuo, pronto a dover fare un passo importante.
Hai rispettato la mia scelta sorridendomi e, non lo dimenticherò mai, sussurrandomi che la risposta la conoscevi già:
"Caro Rocco: non sarei mai riuscito a perdonarmi il fatto di non averci provato prima di lasciare il testimone a qualcun altro".
Che orgoglio.
Non ho mai smesso di ringraziarti per quel gesto di stima che mi hai manifestato quella mattina.
Adesso tutto è compiuto: è giunto il tuo momento.
È triste dover accettare questa notizia così ingiusta e priva di ragionevolezza.
Per quello che ci compete stai pur certo che faremo tutti il solito giro d'interventi al nostro tavolo di battaglia e aspetteremo con rispetto e doveroso silenzio ciò che avrai voglia di  mettere a verbale, ciò che di bello vorrai raccontare di noi agli angeli, ciò che riuscirai a perdonarci e ciò che invece ci chiederai di perdonarti.
Ora puoi toglierti gli occhiali, appoggiare la penna in mezzo alla tua agenda aperta e guardarmi ancora una volta, forse l'ultima, come facevi sempre alla fine dei tuoi interventi: un occhiolino furbo, un sorriso malizioso e un fumetto astratto sopra la tua testa:
"Rocchì: pure oggi abbiamo vinto".
Buon viaggio Silverio, buon viaggio senatore: che ogni nuova convocazione possa ancora riconoscerti come un grande sindacalista anche lassù...




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