giovedì 5 marzo 2020

Tutte le mattine prendo il treno che da Chieri porta a Torino.
Capitano da sempre cose strane a bordo di questo servizio ferroviario metropolitano, occupato per la maggiore da statali e studenti del turno 08:00/14:00.
A parte che raggiungere la destinazione in orario è sempre un miracolo, c'è gente che vive di autismo puro, ricercando ogni giorno lo stesso posto a sedere, come se gli fosse stato assegnato dalla GTT subito dopo aver pagato l'abbonamento.
Noto, per esempio, personaggi che arrivano in largo anticipo in stazione per guadagnarsi la "propria" poltrona; un dinosauro in particolare, tutte le mattine si siede nell'ultimo posto dell'ultimo vagone.

Apre il suo romanzo e sorride come un idiota con un fumetto a forma di nuvolette stampato vicino alla sua testa pelata, dentro cui si legge sempre la stessa frase che suona più o meno così: "Anche stamattina ce l'ho fatta".
L'altro giorno ho provato a fottergli il posto; sveglia anticipata e passo veloce mi hanno permesso di giocare d'anticipo.
Perché l'ho fatto?
Non lo so, ma quando mi capita di poter immaginare di sorridere per una soddisfazione non lesiva nei confronti di chi ha qualche giorno della settimana in meno in testa, provo a trasformare quella mia ipotesi in realtà.
Arriva, sbuffa, si guarda intorno e quasi chiama il capotreno per esternare la sua rabbia mentre io col telefonino in mano rido a crepapelle facendo finta di guardare un video su YouTube.
Si allontana agitato lasciandosi sfuggire un glorioso TESTA DI CAZZO; parte alla conquista di un nuovo biglietto omaggio e di un'altra comoda poltrona diversa da quella che aveva prenotato.
Quanto divide la capacità di cominciare la propria giornata con l'idea di averla già finita rispetto a chi guarda sempre fuori dal finestrino immaginando quante cose belle potrà realizzare da li a poco?
Agli arrivi di ogni servizio metropolitano, ci saranno sempre scale da fare, che non saranno sempre mobili e accomodanti, ma anche ripide e faticose.
Dinosauri o teste di cazzo, risparmiamo le nostre energie psicologiche per cose più importanti: avere a disposizione più benzina nei serbatoi delle nostre fisime, contribuirà a non rischiare di rimanere in riserva.





meraklidikos@gmail.com

1 commento:

  1. Rocco, hai dimostrato di essere coerente con il tuo pensiero meraklidikossiano.
    Ma anche qualcosa in più.
    Certo, nel saper sorridere e divertirti nel cogliere la stranezza di certi comportamenti umani.
    Come la maniacalità nel perseguire dispendiose quanto inutili abitudini personali simile a quella del protagonista del tuo racconto.
    Persone che consapevoli o meno di tali abitudini finiscono per esserne schiavi.
    E se questo vale come un dato di fatto, allora azzardo una considerazione.
    Ma nel trarre piacere da certe amenità altrui, ponendo addirittura in essere azioni che portano all'esaltazione di tale piacere personale, non si rischia di varcare i confini dell ammissibilità del proprio agire?
    Per maggior incisività, il gesto che hai compiuto può essere equiparato a quello del buontempone che getta per terra la buccia di banana e resta in attesa di divertirsi per il capitombolo del malcapitato di turno?
    Personalmente riterrei proprio di no.
    Il tuo gesto nasce senza dubbio dalla ricerca personale di un allegro diversivo e, a ben vedere, nasconde aspetti di più elevato e nobile significato umano.
    Non saprei dire con quale livello di conoscenza, ma oserei dire che nel tuo gesto hai innescato interessanti meccanismi mentali,di solidarietà e sensibilità verso le persone.
    Perché il tuo gesto, nel produrre nell'immediato una reazione infastidita da parte del destinatario, è potenzialmente capace, subito dopo, di far sbocciare nella mente dello stesso un virtuoso processo psicologico.
    Di consapevolezza del proprio vivere nel momento in cui si rende conto di essere stato vittima dell' insulsaggine di certe abitudini personali.
    Un gesto gaudioso contro l'ignaro destinatario che, se interpretato in modo idoneo e corretto come hai saputo fare tu, può addirittura farlo rendere partecipe di un benefico effetto terapeutico.
    Insomma con il tuo racconto odierno, oltre a stimolare la riflessione da parte dei tuoi lettori, hai saputo mettere in atto, con il gesto, una sorta di opera missionaria verso il tuo prossimo.
    Non saprei dire, ripeto, con quale livello di consapevolezza, ma di certo con un approccio che è proprio di chi sa pacatamente scrutare con sensibilità e sana curiosità le svariate soggettività del genere umano.

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