mercoledì 11 marzo 2020

Restare a casa.
Quanto costa sperimentare i domiciliari senza aver commesso alcun reato?
Quanto annoia buttare via il telefono per leggere un libro?
Quanto sfianca godersi ciò che conta veramente?
È pazzesco: un virus ci restituisce la corona della convivenza e noi lamentiamo restrizioni e deterrenti.
Restare a casa.
Ce lo chiede il Presidente del Consiglio, il cantante famoso e l'attore simpatico.
Ce lo chiedono i nostri genitori, i nostri figli e i nostri amori.
Ce lo chiedono i professori, il personale medico e le forze dell'ordine.
Ce lo chiede una coscienza che abbiamo scoperto di avere in guerra, dimenticata in pace, ma pur sempre viva.
Che vergogna, gli uomini non sono più in grado di chiudere fuori dalla porta ciò che conta meno.
Eppure nulla vale di più di quello che custodiamo nelle nostre case, nulla può rendere più felici di una messa in pausa del tempo che ci è stato permesso di vivere, magari per tirar fuori ciò che abbiamo abbandonato.
Una cena, magari a luci spente...
Un abbraccio, magari silenzioso...
Un gioco da tavola che racconta la nostra infanzia...
Uno strumento musicale impolverato che riprende a strimpellare...
Un album fotografico dimenticato da sfogliare...
San Francesco avrebbe considerato il COVID-19 come un fratello più cattivo degli altri, come un Caino e non certo come un Abele, ma pur sempre come un fratello; una scusa velenosa in grado di risvegliare le coscienze, il senso civico, l'appartenenza a un mondo capovolto dalla frenesia, ferito dall'abitudine e ucciso dall'egoismo.
Io resto a casa, e quasi quasi riesco addirittura a perdonare il responsabile di questo tsunami che ha già fatto troppe vittime e certamente ne farà ancora.
La mascherina mettiamola sugli occhi se proprio non siamo in grado di vedere oltre, perché se dopo questa esperienza continueremo a prendere aerei, treni e pullman a mezzanotte per scappare dall'appartenenza al nostro mondo, vorrà dire che valiamo meno di quel pipistrello indifeso che mai avrebbe voluto accadesse tutto questo.
Onore alle persone intelligenti, ai medici, agli infermieri, alle forze dell'ordine, a quella parte d'Italia che ha capito come bisogna vivere.
Disonore a chi fugge, a chi urla con un megafono per sostenere chi evade, a chi reclama in giorni come questi il diritto a una libertà che ha violato da sempre sfruttando il buonsenso degli onesti.
Restare a casa.
Una buona occasione per non morire!





meraklidikos@gmail.com

6 commenti:

  1. E onore anche a chi lavora negli alimentari non lo mettiamo?obbligati a lavorare con turni di 8/10 ore per riempire gli scaffali,oltretutto vedendosi negare (fino a qualche giorno fa)la possobilita di indossare la mascherina,perché sai... può creare panico e il rischio di perdere qualche cliente.
    si il cliente.....quello con l'educazione sotto le scarpe che starnutisce senza mettere la mano davanti alla bocca o con la mano aperta.
    anche se il nostro lavoro non serve a salvare vite come chi lavora all'ospedale o chi difende le persone penso che anche noi (lavoratori dei negozi di generi
    alimentari)con il sorriso stampato in faccia nonostante questa situaziine, abbiamo bisogno di un plauso o di un grazie per il lavoro che facciamo che ci espone giornalmente al contatto con migliaia di persone.

    Buon meraklidikos a tutti

    (Lo sfogo di un dipendente dei generi alimentari)

    RispondiElimina
  2. Quanto è vero...il virus che ci restituisce nn morte ma vita...
    Grazie Rocco

    RispondiElimina
  3. Bellissime parole, sicuramente ci si auspica che possa essere così, senonché io ieri ho passato tutta la mattina facendo la spesa e cercando disperatamente delle misure di protezione per i miei pazienti, come da disposizione del nostro ordine professionale. Il pomeriggio l'ho trascorso al mio studio cercando di gestire le emergenze, il tutto ovviamente senza percepire un centesimo.
    Io ci resto a casa, ma il governo a noi liberi professionisti non pensa

    RispondiElimina
  4. Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano, la luce di un sorriso, il calore di una carezza, la delicatezza di un bacio, il morbido di un corpo, il solletico di un sospiro e respiro, la musica di un cuore che batte nel petto, la forza di due mani che si stringono, l'energia di due anime che si confrontano, il sapore di una tazza di caffè condivisa...potrei andare avanti e gridare all'infinito...

    RispondiElimina
  5. Dobbiamo fare il nostro dovere e stare a casa, ma non certo sdilinquirci nell'elegia del virus, se non altro per rispetto di chi si ammala

    RispondiElimina
  6. Certo che questa vitale consapevolezza rispolverata e riportata alla luce, mi avrebbe fatto enormemente felice si fosse concretizzata senza una spinta virale portata dal vento d'oriente, che sta preoccupando ormai il mondo intero.
    Sarei arrivato fino al settimo cielo, se fosse provenuta da un risveglio delle coscienze umane,finalmente unite, nell'unico intento che veramente vale la pena perseguire:
    Il ritorno all'Amore.

    RispondiElimina