lunedì 13 gennaio 2020

Questo è il luogo dove tutto è cominciato; un bar frequentato da nessuno nel quartiere Mirafiori a Torino.
Era un pomeriggio freddo e piovoso dello scorso Novembre; Lorella era in ritardo o forse io ero in anticipo, non ricordo bene.
Il titolare aveva una barba curata e regale, pettinata a modo e con i baffetti tirati all'insù che trasformavano quel cespuglio di peli bianchi e neri in un'insalata di sale e pepe da osservare attentamente.
L'occhio cadeva sempre lì.
Chiesi a quella simpatica sentinella se nell'attività fosse presente una rete wi fi da poter sfruttare per lavorare un paio d'ore al computer; mi rispose di no.
Pensai che ci saremmo aggiustati col router del mio smartphone, ma non avevo abbastanza batteria per poterlo alimentare tutto quel tempo, allora tentai con una nuova richiesta a quell'uomo sorridente che, grazie ai miei continui e curiosi sguardi, aveva già fatto carriera trasformandosi da sentinella di Mirafiori a cavaliere di quella tavola rotonda.
Provai a farmi dare in prestito un caricabatterie adattabile a un comune Samsung, ma anche quella risposta fu negativa.
Mentre imprecavo coi miei pensieri mescolando silenzio e stupore per quelle secche negazioni, mi scappò sottovoce una frase spesso usata a Potenza quando si resta allibiti davanti a qualcosa che non ci si aspetta: "...e chi cazz'...".
Lorella entrò nel momento in cui avevo individuato il tavolino dove sistemare tutto; ci abbracciammo, e dopo esserci salutati stracolmi di fiducia, ci sedemmo fianco a fianco davanti a quel monitor per concludere definitivamente le nostre intenzioni.
Il blog doveva partire.
Lo aspettavano in molti ma, più di chiunque altro, lo aspettavamo noi, temerari incoscienti di un sogno che eravamo finalmente pronti a realizzare.
Ne parlavamo da anni, dall'uscita del mio primo libro e dal ritorno di vendite che  aveva ottenuto.
Lorella spingeva, io un po' meno; rimanevo titubante e costantemente perplesso davanti all'idea di espormi in una vetrina messa a disposizione degli sguardi di tanti; una vetrina che, come quella del bar che ci stava ospitando, poteva raccontare tante creature perse e tristemente parcheggiate tra i palazzoni di una periferia in evoluzione, ma stracolme di buone intenzioni per schiarirsi, allontanando tempeste, nuvole e pioggia per rivivere al sole.
Lo sport e le passioni in genere, le vicissitudini della quotidianità, la cronaca di ogni colore, la paternità e la maternità, i libri e la cultura, l'arte e la pittura: tutto, insomma, a parte la politica.
Quel pomeriggio decidemmo di lasciarla fuori dal nostro mondo per sempre, ripromettendoci che avrei spiegato in futuro (nel blog) le ragioni di questa scelta.
Aprimmo cartelle stracolme di foto e file word da tagliare e incollare; la nostra creatura piano piano prendeva forma.
Partimmo dal cuore: batteva forte ed aveva voglia di alimentare pensieri e voce, quelle stesse idee, insomma, che fino a qualche tempo prima percepivamo come astratte e non tangibili, ma che davanti agli occhi incuriositi del proprietario del bar che in poche ore era diventato il Re di tutta la periferia del capoluogo, diventavano sempre più reali e strabordanti di corposa sostanza.
Il nome, la scelta più interessante ed emozionante.
Le immagini, frutto di ricordi tatuati nel corso delle giornate più belle.
La struttura, scheletro e copertura di una capannina che immaginavamo trasformarsi un giorno in capannone sotto cui bere e danzare con tutti quelli che lo avrebbero desiderato.
Grazie a Lorella, navigatore di un pilota pazzo e spregiudicato: ci siamo giurati che non andremo di certo forte, consapevoli comunque che rischieremo di schiantarci.




meraklidikos@gmail.com

5 commenti:

  1. Festina lente... sempre col cuore

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  2. Ciao Rocco, sei un grande! E la moltitudine di amici e conoscenti che ti stimano e ti seguono nelle tue lodevoli iniziative ne è una conferma. Ovviamente tra questi ci sono anch'io! Buon blog da Maury S.

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  3. È difficile riuscire a cogliere ogni oarticolare; questo tuo lavoro sarà spunto per prenderne nota insieme e per avere cura e memoria dei dettagli che appaiono scontati, soprattutto quelli combinati in immagini e in pensieri quotidiani, nascosti ai nostri occhi perché scegliamo quantità di rapidi sguardi e non qualità di profonde osservazioni. Grazie!

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