giovedì 30 gennaio 2020

C'era un  tempo in cui ogni sogno veniva racchiuso dentro scatole colorate, ceste grandi o piccole, prescelte dalle avventure di popoli antichi; favole, fiabe e leggende che sarebbero state scritte in pace o in guerra.
Sogni di gente comune, che si svegliava presto all'alba per andare a guadagnarsi un futuro fatto di lavoro prima e speranza dopo, in un tempo lontano, o forse neanche tanto, dentro il quale tutto correva più velocemente degli uomini,  ben allenati, ma solo apparentemente pronti a percorrere tutte le maratone durante la loro esistenza.
Gli anni trascorrevano tra sconfitte involontarie e vittorie conquistate, nella forzata privazione di non potere sempre raccontare quello che accadeva, come tasselli sparsi dentro contenitori  arricchiti dal  desiderio di risentirsi uniti in unico grande mosaico da costruire; una comunità modellata dalla storia che avrebbe immortalato il paese più bello del mondo nella forma di uno stivale perfetto.
In principio erano Regni decorati dalle regalità o Gran Ducati adornati dall'eleganza; oggi sono Regioni, le nostre Regioni, ritagli di un puzzle custodito da orme e monumenti, rievocazioni e tracce, emozioni e brividi tramandate da racconti che rimarranno stampati nei ricordi di ognuno.
Viviamo dentro una penisola galleggiante, una nave da crociera stabile ed immobile abitata da gente sincera capace di amare il proprio passato per preservare il proprio futuro: un atollo consolidato da boe a forma di uomini  che parlano dialetti diversi e danzano balli antichi.
In cucina pietanze rare dentro attrezzi del mestiere sempre caldi che amalgamo l’orgoglio della propria unicità al generoso desiderio di raccontarlo, dentro la metafora perfetta di una storia da raccontare: grolle valdostane per rievocare amicizie o fujot piemontesi per consolidarle; pesto ligure verde speranza e risotti lombardi mai scotti, baccalà alla veneta confinante con mele trentine, tortellini o cappelletti, fiorentina o saltimbocca, 'nduja o seadas, abbacchio, pizza, puccia, arancini, panzerotti.
Non sarà importante di chi o di cosa continueremo ad essere figli; dipingeremo ancora i nostri confini di azzurro come il mare che li bagna, e riempiremo i laghi e le montagne delle storie che ognuno vorrà continuare a scrivere con pennellate di buon senso.
Rimarremo uomini e famiglie, paesi e città, Regioni e Nazione.
Siamo tasselli di un mosaico più ampio chiamato Italia che tutto il mondo continuerà ad invidiarci, ed è questa la ragione per la quale non dovremo mai smettere di sentirci orgogliosi di farne parte.




meraklidikos@gmail.com

1 commento:

  1. L'Italia è bella e va vissuta. Viviamone di orgoglio e raccontiamola al mondo intero. Ora vado a cucinare mi hai fatto venir una gran fame.😄😋😘

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